Si è svolta la commemorazione annuale che la città di Gemona del Friuli, rivolge ai suoi caduti, ben 53, che persero la vita nella Guerra di Liberazione. Come ogni anno, a partire dal 1946, tanti gemonesi hanno percorso l’impervio sentiero che porta all’altopiano di Ledis luogo che, dopo il settembre 1943, divenne il naturale rifugio per coloro che decisero di aderire alle formazioni partigiane.
La popolazione di Gemona per la maggior parte aderì alla Brigata Osoppo e proprio gli osovani vissero lunghi mesi a Ledis, assieme a un mitico personaggio: Thomas Macpherson, nome di battaglia “Eolo” (nella foto) che, a partire dagli ultimi mesi del 1944, comandò la missione inglese che operava in Friuli e che fu un personaggio veramente straordinario.
Anche quest’anno quindi attorno alla Casa Alpina “Brigata Osoppo” e alla chiesetta che ricorda i caduti si sono radunati in tanti: dal giovane sindaco Roberto Revelant, all’Assessore regionale Barbara Zilli, a tanti altri gemonesi per assistere alla messa celebrata dal cappellano militare don Francesco Millimaci e poi alcuni brevi interventi per ricordare questa storia così intrecciata con la vita della città.
Nei loro interventi sia il sindaco Roberto Revelant che il rappresentante dell’ANPI, Lodovico Copetti, hanno insistito sull’importanza di fare memoria dei fatti della storia recente e quindi della necessità della conoscenza e dello studio della storia. Il presidente alla Associazione Partigiani Osoppo, Roberto Volpetti, ha ricordato che questa era la 74^ edizione della Festa di Ledis: una festa nata per volontà dei gemonesi per fare memoria della felicità per la libertà ritrovata assieme al ricordo di coloro che sono morti per questo.
Volpetti si è quindi rivolto ad Alessandro, dodici anni, venuto a Ledis assieme alla mamma Anna e alla nonna Paola. Ad Alessandro per l’occasione è stato affidato un compito da grandi: quello di portare il labaro della Osoppo. “Devi sentirti fiero di portare il labaro della Osoppo, che rappresenta tutta la storia che hanno vissuto tuo bisnonno Ezio Bruno Londero e i tanti suoi amici. Erano poco più grandi di te: avevano poco più di vent’anni, alcuni avevano fatto la guerra. Hanno saputo trovare anche a costo di grandi rischi e sacrifici la strada giusta per costruire il proprio futuro fatto di democrazia, di libertà e soprattutto di verità. E’ stata la loro storia ed è anche la tua storia e la storia delle tante persone che sono qui oggi.”
“E’ importante essere qui oggi, – ha proseguito Volpetti – perché Alessandro come tutti, ha bisogno di vedere fatti concreti, volti concreti, testimonianze, muri, nomi scolpiti, gente che ricorda fatti e persone. Solo così potremo trasmettere la memoria di quanto chi partecipò alla lotta di liberazione ha vissuto.”
La manifestazione è poi proseguita con il tradizionale momento di festa che ha coinvolto i numerosi partecipanti.