Cerimonia
Don Pasquino Borghi “Albertario” (nella foto), nacque a Bibbiano (Reggio Emilia) in una famiglia contadina ed entrò in seminario a 12 anni. Tra il 1923 e il 1924 prestò servizio militare e alla fine della leva scelse di diventare missionario comboniano. Nel 1929 pronunciò i voti perpetui e venne ordinato sacerdote. Nel 1930 partì per una missione nel Sudan anglo-egiziano. Rientrato per motivi di salute, nel 1938 entrò nella Certosa di Farneta (Lucca) e prese i voti di certosino. Nel 1939 don Pasquino Borghi tornò alla vita sacerdotale e resse prima la parrocchia di Canolo (Correggio) poi quella di Coriano (Villa Minozzo) e infine per pochi mesi quella di Tapignola, tutte nella provincia di Reggio Emilia). Sinceramente democratico e antifascista, subito dopo l’8 settembre 1943 si mise a disposizione del CLN provinciale di Reggio Emilia diventando un prezioso collaboratore: per prima cosa si diede ad aiutare i prigionieri alleati poichè conosceva bene l’inglese che aveva imparato in sette anni da missionario in Sudan. Poi s‘impegnò per l’assistenza ai militari sbandati e collaborò con la prima banda partigiana, quella dei fratelli Cervi. Partigiano lui stesso con il nome di “Albertario”, collaborò attivamente con don Domenico Orlandini, il quale diede vita ad alcune formazioni delle Fiamme Verdi, nella zona di Reggio.
L’11 gennaio del 1944 don Pasquino incontrò i dirigenti del CLN locale e chiese loro scarpe, viveri, armi e radiotrasmittenti per i gruppi partigiani che erano privi di tutto, all’inizio della loro attività. Nell’occasione, ebbe un colloquio con don Angelo Cocconcelli e con Giuseppe Dossetti (1913- 1996), che lo pregarono con molta insistenza di trasferire altrove gli ospiti della sua canonica poiché erano occasione di gravi delazioni contro di lui. Ma don Pasquino rispose: “Dove li mando questi poveri ragazzi se nessuno li vuole ospitare? E poi possiamo anche dare la vita per la causa della patria, non è vero?”
Fu arrestato dai militari della GNR il 21 gennaio 1944, proprio per l’ospitalità che aveva dato ai partigiani. Il 30 gennaio 1944, a poco più di un mese dall’uccisione dei sette fratelli Cervi, nello stesso Poligono di tiro di Reggio Emilia, i fascisti repubblichini fucilarono anche don Pasquino Borghi e altri otto antifascisti.
E’ stato decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria.