Nella Resistenza, ormai, non c’è più tempo di discussioni perchè si avvicinava il momento della liberazione del Paese dai tedeschi incalzati dagli eserciti alleati. Diversi tentativi furono provati da varie parti – politiche, militari, ecclesiastiche – per trattare la resa con i tedeschi e i fascisti.
Si voleva evitare l’insurrezione popolare e la vittoria politica e militare delle brigate partigiane, con il pericolo sempre paventato delle forze moderate e degli alleati dell’ affermazione di un potere delle forze di sinistra sostenuto da un largo consenso popolare. Ma su questo punto, di grande rilievo politico , i comandi militari della Resistenza e le direzioni dei partiti antifascisti erano decisi a portare a compimento la lotta per la riconquista della libertà e dell’indipendenza nazionale, condotta da un vasto schieramento in cui avevano combattuto uomini e donne, sopratutto giovani, di diverso orientamento ideale e politico e, per la prima volta in Italia, di ogni classe sociale, dai borghesi agli operai e ai contadini. Sul finire dell’aprile 1945 le insurrezioni popolari e le brigate partigiane (comuniste, azioniste, democristiane, autonome) liberavano le principali città del Nord prima dell’ arrivo delle truppe alleate.
L’Italia era di nuovo unita; la lotta partigiana aveva dato un contributo essenziale alla riunificazione del Paese dopo la disfatta del ’43.