Il primo video, disponibile fino al 26 aprile, è un docufilm realizzato dal regista Marco Gandolfo ed è un ritratto a tutto campo del partigiano “Bisagno” basato su testimonianze e documenti inediti.
Aldo Gastaldi, nome di battaglia “Bisagno”, nasce a Granarolo (Genova) il 17 settembre 1921 da una famiglia che gli trasmette una solida fede cristiana. L’8 settembre 1943 lo trova ufficiale dell’esercito a Chiavari (Genova). Appena saputo dell’Armistizio, fa nascondere le armi agli uomini che ha con sè, poi li lascia liberi di andarsene. Lui è fra i primi a salire in montagna; forma un nucleo partigiano a Cichero e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della Resistenza in Liguria. Bisagno interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio. E’ il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile.
Temuto e rispettato anche dai nemici, riesce a far disertare un intero battaglione della divisione Monterosa, che passerà poi fra le file partigiane da lui comandate.
Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della Resistenza, tanto da diventare un ostacolo ai piani dei partiti membri del CLN che cercano di ridurne l’influenza.
Nei giorni successivi alla Liberazione, Bisagno si scaglia più volte contro i regolamenti di conti che insanguinano le strade di Genova. Per garantire la incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li riaccompagna personalmente a casa. Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini. La relazione ufficiale, redatta dal commissario politico della Divisione, parla di una caduta accidentale dal tetto del camion utilizzato per il viaggio; in realtà la dinamica dell’incidente non è mai stata chiarita in modo convincente e molti hanno subito sollevato dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale a Genova partecipa una folla impressionante.
Di recente la Diocesi di Genova ha promosso il processo di beatificazione di Aldo Gastaldi, che ora avrà il suo svolgimento in sede diocesana.
Il secondo video è “Noi ribelli per amore”, di Caterina Dall’Olio e Andrea Postiglione, che sarà in onda su Tv2000 lunedì 25 aprile, alle ore 15.20, durante una trasmissione dedicata alla Resistenza e alla Liberazione.
Il video racconta le ragioni di una scelta dettata dalla fede, la fuga sui monti, le battaglie tra i boschi, la Liberazione, l’oblio dettato dalle divisione politiche. Un gruppo di anziani partigiani cattolici racconta i lunghi mesi di guerra alle armate nazifasciste e torna a rivendicare il valore di un impegno troppo a lungo dimenticato in nome di una ricostruzione storica che ha fatto della Resistenza una “vicenda esclusiva della sinistra”.
Ne esce il ritratto di una generazione di giovani cattolici, di cristiani coerenti e convinti, di “ribelli per amore” – come scrissero Teresio Olivelli e Carlo Bianchi nella loro storica preghiera – che oggi conta ormai poche decine di sopravvissuti. Da Rieti a La Spezia, da Brescia a Roma, gli autori di questo intenso documentario storico, hanno attraversato l’Italia per incontrarli, per ripercorrere con loro i sentieri battuti durante la Resistenza, per ricostruire il loro impegno nelle Brigate Julie o nella Brigata Cento Croci, per raccogliere la loro richiesta di non essere dimenticati.
Tra le testimonianze proposte anche quelle di Gian Luigi Rondi, giovane partigiano in azione nella Capitale e protagonista della rocambolesca liberazione di un generale dell’esercito italiano arrestato dai nazifascisti; di Don Giulio Cittadini, che ricorda il sacrificio di Gino Pistoni, il giovane dell’Azione Cattolica morto durante uno scontro con i tedeschi nel luglio del 1944; e di Nando Sandroni, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Cattolici, che ripercorre l’impegno dei partigiani “bianchi” per evitare le vendette politiche che insanguinarono l’Italia dopo l’8 settembre.