Domenica scorsa, è mancata Giuseppina Marcora. Aveva compiuto i 100 anni il 23 febbraio ed in autunno il comune di Legnano, dove risiedeva, le aveva conferito un riconoscimento per il coraggio e l’altruismo durante la lotta partigiana.
Nata a Inveruno (Milano) nel 1920, come molti ragazzi della sua epoca, cominciò prestissimo a lavorare in una azienda del capoluogo lombardo. Con l’ascesa del regime fascista, sentì il dovere e la necessità di reagire attivamente, forte di quei
valori di Libertà e Democrazia che la sua famiglia le aveva trasmesso. L’aria che si respira in casa è quella della libertà, contraria all’oppressione del regime. Anche perché il fratello Giovanni (Albertino) è uno dei primi giovani della schiera di don Albeni, coadiutore a Cuggiono, che spinge a scegliere la montagna per opporsi al fascismo.
A mezzo del fratello e nell’ambiente resistenziale, incontra molti partigiani: Bruno Bossi, Gianangelo Mauri, Peppino Miriani, Angelo e Pinetto Spezia. E più avanti, quando nel dicembre ’44 viene costituto il Raggruppamento Di Dio, il futuro comandante Rino Pachetti. Oltre che con don Albeni è in contatto con don Piero Bonfanti, coadiutore ad Inveruno.
Marcora andrà in montagna all’inizio in Val Grande, su indicazione di Nino Chiovini, valligiano che risiedeva a Cuggiono, e da lì in Val Toce e nell’Ossola. Diventerà vice di Eugenio Cefis (Alberto) e costituirà il Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio; politicamente sarà leader della DC e della Base, ministro e sindaco .
Giuseppina assieme ad Antonietta Chiovini (sorella di Nino) diviene subito un suo sostegno, importante legame con la Resistenza al monte.
Non esita, nonostante la giovane età, a mettere in pericolo ripetutamente la sua vita per portare informazioni, giornali, dispacci, armi e viveri.
Numerosi sono gli episodi da lei più volte narrati, come quello in cui fu fermata e riuscì solo per poco a evitare il peggio.
Ha ricevuto – per la sua attività di partigiana – significativi riconoscimenti: la qualifica di “partigiano combattente” da parte dell’Esercito Italiano, la medaglia d’argento da parte della Federazione Italiana Volontari della Libertà (2012), il certificato di patriota del Comandante Supremo Alleato maresciallo Alexander, riconoscimenti da parte del Servizio Informazioni Militari Nord Italia e dell’Esercito americano.
Come altre donne, ebbe nella lotta di Liberazione un ruolo fondamentale, che è sempre doveroso ricordare con riconoscenza.
Per questi meriti, il Comune di Inveruno ed il Centro Studi Marcora gli avevano riconosciuto fin dal 1995 una importante benemerenza civica.
Insieme al fratello Albertino, è sempre stata iscritta al Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio ed anche all’ANPI di Legnano.
Concludiamo citando un ammonimento che spesso Giuseppina ha voluto rivolgere ai giovani ai quali ha portato la sua testimonianza, ma che tutti noi dovremmo sempre tenere presente:
“Ci siamo impegnati e abbiamo rischiato molto, perché l’Italia fosse un Paese libero. Le giovani generazioni ricordino“.