Le circostanze hanno fatto sì che la memoria del popolo si fermasse a Cargnacco, piccolo paese alle porte di Udine. Qui infatti sorge il Tempio dedicato alla Madonna del Conforto per ricordare gli oltre 90 mila Caduti e Dispersi in Russia. Il Tempio fu realizzato per volontà di Monsignor Carlo Caneva, che è stato cappellano militare in Russia: appena rientrato in Patria, egli fu assegnato alla parrocchia di Cargnacco e cominciò a raccogliere i fondi per realizzare la nuova chiesa destinata al ricordo dei suoi uomini che non erano più ritornati. La prima pietra fu posta il 9 ottobre 1949 e i lavori si conclusero con la consacrazione l’11 settembre 1955.
Il Tempio che svetta nella campagna friulana, campeggia su una piazza, intitolata a don Caneva, ritmata dai 12 cippi lapidei che ricordano le divisioni ed i reparti dell’ARMIR (Armata italiana in Russia) e dai 14 piloni portabandiera.
Le alte pareti del Tempio sono state decorate da ampi mosaici che riportano le strazianti scene della ritirata dei nostri soldati in Russia: colpisce fra tutti il mosaico del Cristo crocifisso che tende una mano a raccogliere il soldato morente nella neve. In questo contesto così significativo si è tenuta la Santa messa, celebrata dall’Ordinario militare mons. Santo Marcianò, per ricordare la ricorrenza dei cento anni di fondazione del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, conosciuto da tutti con la sigla di Onorcaduti.
Alla cerimonia hanno partecipato, oltre al Commissario Generale, Alessandro Veltri, anche le rappresentanze di tutte le armi, delle Associazioni, numerosi sindaci, il presidente del Consiglio Regionale, Piero Mauro Zanin e le Associazioni combattentistiche. Presente la movm Paola Del Din, presidente emerito della Federazione Italiana Volontari della Libertà con il labaro della Federazione, ed il presidente dell’APO Roberto Volpetti.
Molto importanti le riflessioni espresse da mons. Marcianò nella sua omelia, tutta incentrata sul tema della memoria e della sua importanza. “La memoria plasma un popolo – ha affermato mons, Marcianò – e un popolo coincide con la sua memoria” e ha proseguito ricordando che “il coraggio di un singolo ha bisogno della coscienza di un popolo”. Ha infine incoraggiato le associazioni a continuare nel loro lavoro – a volte incompreso – di riportare alla memoria i “dimenticati della storia”, a testimonianza che “ogni vita e ogni morte sono sacre”.