Anche quest’anno, la Cerimonia a ricordo dei Caduti della Brigata “G. Perlasca” delle Fiamme Verdi, organizzata dalla Comunità Montana di Valle Sabbia e dal Comune di Pertica Alta in collaborazione con l’Associazione Fiamme Verdi, è stata un’occasione importante per ricordare le partigiane e i partigiani di quelle montagne che hanno lottato, sofferto e dato la vita per la Libertà. Nel corso della Cerimonia, l’intervento di una giovane studentessa …
Buon giorno a tutti! Io sono Alice e frequento la quarta amministrazione finanza e marketig all’istituto Perlasca di Idro. La mia scuola è onorata di portare il nome di colui che è stato il fondatore delle Fiamme Verdi ed io pure, in questo frangente, mi sento onorata ma, soprattutto emozionata , per il fatto che mi venga offerta l’opportunità di donarvi alcuni miei pensieri, che, seppur timidi e modesti, provengono dal cuore. Vi premetto che io faccio parte della banda di Odolo e di Casto e spesso partecipo a celebrazioni di grande valore simbolico. Non mi era mai capitato, però, di visitare questo atipico e suggestivo cimitero. A scuola, gli insegnanti spesso citano questa commemorazione come qualcosa di speciale. Ed ora che sono qua, circondata da questi cippi intrisi di profondo significato, come potrei biasimarli? È meraviglioso parlare ai vivi, evocando le gesta dei grandi uomini che ci hanno preceduto, di uomini eroici che, durante la lotta al regime, hanno offerto il loro contributo, fondamentale per ottenere, non solo per sé ma anche per le generazioni successive, libertà e giustizia. Loro coraggiosamente hanno lottato e ci hanno regalato un dono meraviglioso: la libertà, la libertà di pensare, di scrivere, di decidere… Libertà per nulla scontate…
Infatti, se penso a quello che si sta verificando in questi ultimi mesi in Afganistan, mi si accappona la pelle…
Si sa, che ogni ideologia totalitaria, da sempre, necessita di un nemico contro cui accanirsi. Il nazifascismo aveva un nemico razziale, il comunismo sovietico un nemico di classe ed oggi lo jihadismo dei talebani ha un nemico di genere: le donne.
Le notizie che filtrano dal territorio afgano, attraverso testimonianze fortemente drammatiche, descrivono una situazione dove le donne sono le principali vittime dell'”Emirato Islamico”. Ritengo che cercare di vietare la parità di istruzione delle donne solo in quanto tali, è una barbarie perché trasforma il razzismo di genere in leggi e regolamenti di discriminazione permanente, condannando le vittime ad una condizione di ignoranza e di sottomissione nella stessa società in cui vivono.
Allo stato attuale, purtroppo, in Afganistan, le donne sono state catapultate da una condizione di accettabile libertà ad una di prigionia dentro le proprie abitazioni. Quando le vittime designate della repressione del regime, trovano il coraggio di protestare, come avvenuto in alcune giornate a Kabul, vengono picchiate dai talebani in mezzo alle strade. Ho letto che una giovane di 24 anni ha visto con i propri occhi aggredire circa cento donne nella capitale con gas lacrimogeni, spray nocivi e calci di fucile. Molte di loro sono cadute in terra ed hanno perso conoscenza davanti a passanti uomini che guardavano inermi, in colpevole silenzio. Questi episodi raccapriccianti non devono verificarsi in nessuna parte del mondo, a noi vicina o lontana.
Tornando al mio contesto, sorgono spontanei alcuni interrogativi. Come si presenterebbe la società in cui attualmente vivo, se nessuno avesse osato ribellarsi al regime dittatoriale e lottato per un mondo libero e democratico? Come sarei adesso, io Alice, giovane donna, se mi avessero privato del diritto di pensiero e di parola? E’ doveroso ricordare che questi diritti di scelta nascono da una lotta impegnativa e da un grande sacrificio. Ecco perché è fondamentale commemorare i nostri Ribelli per Amore, i martiri della patria, caduti combattendo per un ideale nobile. Chi ha lottato a pugni duri per la libertà, ha agito senza grandi esitazioni, ha dovuto scegliere la strada da percorrere, mettendo a rischio la propria vita e quella di altri. Oggi, osservando con attenzione ciò che mi circonda e, soprattutto, avvertendo la riconoscenza sui volti di tutti i partecipanti, interiorizzo maggiormente che sentirsi liberi non è solo il piacere di fare tutto quello che ci può regalare qualche soddisfazione momentanea. Libertà è, soprattutto, la tutela di un diritto.
Noi giovani, nonostante i se e i ma, dobbiamo continuare a credere in un mondo migliore, in primo luogo studiando il passato e prendendo spunto da quegli uomini e donne che qui oggi celebriamo e che ci forniscono un valido esempio. Una volta ben interiorizzato quello che ci ha preceduto, dobbiamo coltivare il nostro desiderio di conoscere, partendo dal presupposto che sono necessari il dialogo e il confronto perché sempre arricchenti e capaci di salvaguardare la democrazia…
Dobbiamo avere il coraggio di distinguerci ogni giorno, operando con onestà e non seguendo le consuetudini che spesso si rivelano meramente opportunistiche. Dovremmo sempre, coraggiosamente e senza nessun tipo di timore, portare avanti le nostre convinzioni con determinazione. Solo così abbiamo modo di sentirci veramente attivi, propositivi e, soprattutto, vivi.
Concludo il mio breve intervento, ringraziando con gratitudine voi, uomini di oggi e loro, ribelli per amore, uomini di ieri, in quanto mi avete regalato una forte e sana emozione, permettendomi di riflettere sulla libertà e sul suo incommensurabile valore.
Viva la LIBERTA’, sempre e dovunque.