Care Amiche e cari Amici,
vi scrivo di ritorno da Roma, dove ieri ho avuto l’opportunità di rendere omaggio a Papa Francesco insieme a molte altre persone. Nella lunga attesa in Piazza San Pietro, ho avuto modo di pensare a lungo al significato di questo 25 Aprile 2025; sento il bisogno di condividere con voi alcune di quelle riflessioni, a poche ore dall’avvio delle celebrazioni dell’80° Anniversario della Liberazione.
Fin dalla loro fondazione, le nostre Associazioni federate e la FIVL s’impegnano per rendere significativo il 25 Aprile: lo fanno da sempre con dignità, raccoglimento e rispetto, nella consapevolezza piena e matura di ciò che questo giorno rappresenta per l’Italia. Non abbiamo bisogno di esortazioni alla sobrietà, perché sappiamo che il 25 Aprile fa memoria festosa della conquista a carissimo prezzo della libertà per tutti, ottenuta con il sacrificio di chi ha messo in gioco la propria vita per restituirci, insieme con la pienezza dei nostri diritti di singoli, anche la dignità di considerarci un popolo protagonista del proprio futuro.
La lotta dei “Ribelli per Amore”, come li chiama la Preghiera del ribelle di Teresio Olivelli, non fu solo contro la dittatura nazifascista, ma anche contro tutti i disvalori e i danni atroci che aveva portato: la sopraffazione violenta, la persecuzione politica, la violenza della guerra, la fame e la miseria per milioni di esseri umani nel mondo. Da veri patrioti, i partigiani e le partigiane lottarono e s’impegnarono in prima persona per garantire per tutti – anche per i loro persecutori, anche per chi voleva loro impedirlo – i diritti inalienabili del singolo e della collettività sociale, integrando inscindibilmente la libertà con l’uguaglianza, la democrazia con la solidarietà e il rispetto delle minoranze, la pace con la giustizia, in un paese che voleva risollevarsi dal baratro in cui l’avevano gettato una dittatura violenta e una sciagurata serie di guerre di aggressione, per ricominciare a camminare su una via di dignità, di rispetto reciproco, di pace. Lo fecero insieme, in modo fraterno, mettendo da parte individualità e personalismi, agendo «per dignità e non per odio».
Perciò il 25 Aprile è prima di tutto una festa di fraternità: perché la libertà non ha alcun senso se non è condivisa, fraterna, accogliente, plurale, giusta e democratica: o è per tutti, o semplicemente non è.
Viviamo tempi difficili: la violenza sembra tornare a manifestarsi, non solo nelle guerre che insanguinano il mondo, ma anche nei dissidi quotidiani, nell’aggressività che pervade i comportamenti di ogni giorno. La pacifica convivenza civile è continuamente messa a rischio dal protagonismo di comportamenti esagitati ed egoisti. È per questo che il nostro Anniversario non deve limitarsi a essere un ricordo, ma deve trasformarsi in impegno. Dobbiamo, ancora una volta e più di prima, prenderci cura di questa comunità di persone che chiamiamo Patria. Dobbiamo riscoprire – sul fronte del proprio impegno religioso e confessionale, chi sul fronte dell’etica laica – la gioia festosa di essere fratelli: «Fratelli tutti», come ci ha insegnato papa Francesco.
Abbandonate le polemiche e i tatticismi di piccolo cabotaggio per oscurare questo anniversario importante, dobbiamo fare del 25 Aprile la festa della gratitudine di tutta la società di persone, istituzioni e comunità che chiamiamo Italia: festeggiare la memoria di chi per noi ha conquistato quanto di più prezioso oggi possediamo, ma anche festeggiare la speranza di poter contribuire con il nostro impegno a quanto resta ancora da fare. Libertà, giustizia, pace, solidarietà, rispetto dei diritti umani non sono dati una volta per sempre: vanno esercitati, difesi, tutelati, protetti.
La vita e l’impegno di Papa Francesco, come quello dei Ribelli per Amore, ci ricordano che quest’operazione non è mai facile, ma è sempre possibile.
Se ricordare è sempre importante (e oggi è quanto mai doveroso e urgente), lo è ancor di più continuare a percorrere quelle strade, quelle «scelte di libertà» che condussero le nostre madri e i nostri padri a costruire una grande casa comune, che ha in sé la forza e gli strumenti per vivere in pace, prosperità e rispetto. Quella casa è la Repubblica, nata dalla Resistenza; la sua porta di accesso è la Costituzione, che ne descrive le modalità e le forme per farla funzionare bene. Perché questo meraviglioso progetto funzioni, occorre alimentarlo con l’impegno di ciascuno, raccogliendo la testimonianza di chi ha lottato per un’Italia migliore. Così, se il nostro passato ci testimonia l’impegno comune di una generazione di generosi e generose che si donarono per la libertà e la dignità di tutti, il nostro presente ci chiama a rinnovare questo impegno.
Che la Festa della Liberazione che celebriamo sia per tutti noi un’occasione per rinnovarlo, questo impegno. Buon 25 Aprile!
Roberto Tagliani
Presidente Nazionale FIVL