Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
(Mt 5,12)
Carissime Amiche, carissimi Amici,
ci prepariamo in questi giorni a celebrare la Pasqua. Tra i molti doni spirituali che questa festa ci regala ogni anno c’è il suo messaggio di pace. Viviamo tempi segnati da conflitti che scuotono le nostre coscienze: le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, le tensioni politiche ed economiche globali, le divisioni ideologiche che lacerano la convivenza democratica, in Italia e in Europa. La pace, nelle sue molteplici forme – politica, sociale, interiore – è ancora un traguardo da perseguire con coraggio e perseveranza.
Per chi, come noi, è impegnato a custodire la memoria della Resistenza, la pace è vocazione e impegno: è scelta di campo, eredità morale dei partigiani e delle partigiane. È il frutto di una libertà conquistata con il sacrificio, che ci chiede oggi di essere operatori di pace, custodi del dialogo, promotori di giustizia.
Questi giorni di festa ci avvicinano all’ottantesimo Anniversario della Liberazione, che celebreremo venerdì 25 aprile. Un anniversario che interpella la nostra responsabilità storica e spirituale. Mi piace ricordare che anche la Pasqua, nella tradizione ebraica, è festa di liberazione: Pesachcelebra la fine della schiavitù in Egitto e il cammino verso la Terra promessa. La Pasqua cristiana, in questo anno giubilare, riprende e condivide questo significato originario di profondo valore religioso, sociale e comunitario: Cristo risorto ci libera dal male, dal peccato, dall’indifferenza, e ci restituisce alla dignità di figli e fratelli.
È questa la Libertà che chiediamo per il nostro tempo: la libertà dal cinismo, dalla rassegnazione, dall’egoismo, dalla paura dell’altro. Una libertà che si fa pace concreta e quotidiana, che non si limita a invocare il bene, ma si impegna a costruirlo, anche nei piccoli gesti della vita civile e associativa.
Con questo spirito, mi pare significativo condividere, insieme a questo messaggio, un prezioso documento storico: la preghiera che don Giuseppe Pollarolo – cappellano di varie brigate partigiane, tra le quali quelle di Duccio Galimberti, Aldo Gastaldi Bisagno, Fausto Cossu e Carlo Barbieri Ciro – scrisse proprio ottant’anni fa, per la Pasqua del 1945. È una testimonianza di fede e di libertà, che ancor oggi parla ai nostri cuori.
A nome della FIVL, giunga a ciascuno di voi, alle associate e associati ai vostri sodalizi e a tutte le vostre famiglie l’augurio di una Pasqua serena, luminosa, autenticamente liberata e liberante.
Che la pace del Risorto sia con tutti noi.
Un fraterno abbraccio.,
Roberto Tagliani, Presidente FIVL