Domenica 26 gennaio 2025, a Tapignola di Coriano – Villa Minozzo (RE) si svolgerà la commemorazione dell’81° Anniversario della fucilazione di don Pasquino Borghi, M.O.V.M. per la Resistenza, organizzata in collaborazione con l’ALPI di Reggio Emilia, federata alla FIVL.
L’evento è incentrato sui valori di sacrificio e altruismo incarnati da don Pasquino Borghi; nato in una famiglia di mezzadri, entrò in seminario a 12 anni proseguendo poi gli studi nel liceo del seminario di Albinea. Tra il 1923 e il 1924 prestò servizio militare, e alla fine della leva senti la vocazione di diventare missionario, scegliendo di entrare nell’istituto comboniano “Benedetto XV” di Venegono Superiore (VA). Nel 1929 pronunciò i voti perpetui e fu ordinato sacerdote, nel 1930 partì per la missione comboniana nel Sudan anglo-egiziano. Rientrato per motivi di salute, nel 1938 entrò nella Certosa di Farneta (LU), dove prese i voti di certosino. Nel 1939 tornò alla vita sacerdotale per aiutare la madre, vedova e in povertà. Curato nella parrocchia di Canolo di Correggio (RE), fu nominato parroco di Coriano Tapignola nell’agosto del 1943.
Dopo l’8 settembre iniziò ad accogliere i militari sbandati e sostenne la prima banda partigiana italiana, quella dei fratelli Cervi. Partigiano lui stesso con il nome di battaglia Albertario, collaborò attivamente con don Domenico Orlandini (don Carlo) il quale diede vita ad alcune formazioni delle Fiamme Verdi, nella zona di Reggio Emilia.
Fu arrestato dai militi della GNR il 21 gennaio 1944, per aver dato ospitalità a dei partigiani che avevano poi sparato contro carabinieri e militi fascisti. Secondo il resoconto di polizia, don Pasquino affermò di «aver concesso loro ospitalità per obbedire alla regola cristiana di dare ospitalità a chiunque», senza rendersi reso conto della responsabilità che ciò comportava.
Incarcerato dapprima a Scandiano e poi a Reggio Emilia, dopo alcune uccisioni di militi della GNR e dell’esercito repubblichino fu processato da un tribunale speciale istituito dal capo fascista della provincia, Enzo Savorgnan, che condannò alla fucilazione don Borghi insieme ad altri otto partigiani, tra i quali l’anarchico Enrico Zambonini e tre disertori della GNR.
La fucilazione avvenne il 30 gennaio 1944; il giornale della federazione Il solco fascista commentò: «A seguito delle proditorie uccisioni di Militari della GNR e dell’esercito repubblicano verificatesi in questi ultimi giorni, si è riunito, nella giornata del 29 corrente, il Tribunale speciale di Reggio nell’Emilia che ha giudicato e condannato alla pena capitale nove persone risultate colpevoli dei delitti di favoreggiamento di bande armate ribelli e di prigionieri nemici, di sovversismo e incitamento alla rivolta e alla guerra civile. La sentenza è stata eseguita stamane all’alba».