Proseguono gli appuntamenti culturali di Resistenze di oggi – informare per resistere del Centro Culturale don Aldo Benevelli dell’Associazione partigiana “I. Vian” di Cuneo, federata alla FIVL.
Sabato 9 marzo 2024, di fronte ad un folto pubblico, si è parlato di Danilo Dolci, lo sciopero alla rovescia, il diritto e il dovere al lavoro con Roberto Capra, avvocato penalista e scrittore, presidente della camera penale del Piemonte occidentale e Valle d’Aosta, e Marco Omizzolo, sociologo Eurispes, docente all’Università Sapienza di Roma che, per tre mesi, ha lavorato sotto copertura nei campi fingendosi bracciante agricolo indiano. Anche per questo ha ricevuto l’onorificenza al merito della Repubblica italiana per l’impegno civile in difesa della legalità e per le denunce in tema di mafie in Italia e mafie estere, sulla tratta internazionale a scopo di sfruttamento lavorativo degli stranieri e sul caporalato.
Nel 2024 ricorre il centenario dalla nascita di Danilo Dolci, sociologo, poeta, educatore democratico, che rifiutò la divisa repubblichina e per questo fu arrestato; fuggì, riparando in Abruzzo.
dopo un periodo trascorso a accuparsi di una comunità di accoglienza di bambini sbandati dalla guerra, si trasferì in Sicilia, dove parla di “continuazione della Resistenza senza sparare”, fino a essere definito come il “Gandhi italiano”.
Nel dopoguerra, con una Costituzione che ancora dev’essere compresa, Danilo Dolci guida in Sicilia un gruppo di braccianti disoccupati a lavorare, chiedendo il rispetto dell’articolo 4 della Costituzione che prevede il diritto al lavoro per tutti. Una strana forma di dissenso che è lo sciopero alla rovescia, a cui seguono l’arresto, le accuse e il processo: sperimenta l’assurdità di essere arrestati solo per aver lavorato, senza chiedere di essere pagati.
Un duro confronto tra le libertà da poco riconosciute e le leggi di pubblica sicurezza. Un insieme di regole che troviamo ancora oggi nei processi per sfruttamento e caporalato dei lavoratori stranieri in agricoltura, nei cantieri edili, nel sistema che regola e gestisce le consegne dei rider, e in tutti quei lavori che gli italiani non vogliono più fare.
Un micro-mondo, quello del caporalato, che opprime i lavoratori e non permette loro di alzare lo sguardo oltre quello che viene insegnato dal caporale, con le organizzazioni mafiose che controllano e sfruttano i lavoratori (specie se stranieri) e una nuova legge sul caporalato, utile ma che non guarda alla complessità della filiera, perché inasprisce le sanzioni ai caporali ma non scardina il sistema.
Di seguito, alcune immagini della serata.