Don Luigi Lenzini nacque a Fiumalbo il 28 maggio 1881. Ordinato sacerdote nel 1904, fu cappellano a Casinalbo e a Finale Emilia. Dopo il 1912, la sua vita si svolse soprattutto nel natio Appennino, prima come parroco a Roncoscaglia – dal 1912 al 1921 – quindi a Montecuccolo, fino al 1937. Non più giovane, si sentì chiamato ad entrare tra i Redentoristi. Fu solo una breve parentesi: nel 1939 divenne parroco di Crocette, in quell’Appennino che nel 1944-45 divenne l’immediata retrovia della Linea Gotica, luogo di scontro tra le forze nazi-fasciste e le formazioni partigiane, mentre si attendeva l’arrivo degli angloamericani. Come molti parroci, don Lenzini nascose persone braccate dagli occupanti e si prodigò per aiutare i suoi parrocchiani, di qualunque estrazione fossero. Le settimane successive alla Liberazione furono caratterizzate da scontri politici estremamente aspri: in questo contesto, don Lenzini parlava alto e forte in difesa della fede cattolica e contro la violenza. A Messa ripeteva: «Mi hanno imposto di tacere, mi vogliono uccidere, ma il mio dovere debbo farlo anche a costo della vita». Nella notte del 21 luglio 1945, un gruppo di ex partigiani sbandati irruppe in canonica, trascinando via l’anziano parroco, in camicia da notte. Il suo corpo fu rinvenuto alcuni giorni dopo, semisepolto in una vigna.
La Messa di beatificazione di don Lenzini si è tenuta sabato 28 maggio in piazza Grande a Modena alla presenza del cardinale Marcello Semeraro. Riportiamo il testo dell’articolo dedicato al ricordo del sacerdote modenese, a firma di Marco Costanzini e pubblicato sul quotidiano l’Avvenire di sabato 28 maggio 2022.