Domenica 12 settembre, i Volontari della Libertà di Verona si sono trovati assieme alle Associazioni consorelle davanti al monumento che ricorda l’Eccidio di Monte Comun, in comune di Grezzana (Verona).
Cinque furono i partigiani che rimasero uccisi nello scontro a fuoco: l’ebrea triestina Rita Rosani, medaglia d’oro al Valor Militare, Dino Degani, medaglia d’argento, e tre partigiani, ricordati solo con i loro nomi di battaglia: Selva, Gallo e Orso.
La cerimonia ha avuto inizio alle ore 10.00 con la deposizione della corona. Sono seguiti i momenti di riflessione tenuti da don Roberto Oberosler e da Cesare Moscati, rabbino capo della Comunità ebraica di Verona.
Sono intervenuti anche la prof.ssa Fiorenza Canestrari ed il dottor Dino Degani dell’Associazione Volontari della Libertà di Verona. A conclusione, il saluto dei sindaci di Grezzana, Arturo Alberti, e di Negrar, Roberto Grison. Presente il Labaro della Federazione Italiana Volontari della Libertà e quelli di altre Associazioni.
Nello scontro, che avvenne il 17 settembre 1944 ed è uno dei più importanti della Resistenza a Verona, morirono cinque giovani: l’ebrea Rita Rosani, Dino Degani, e tre partigiani. Lo scontro vide contrapposti oltre un centinaio di soldati tedeschi e fascisti e una quindicina di partigiani, che sul monte Comun, località Busa Bacioca, avevano installato la base della banda armata «Aquila», comandata all’inizio dall’ex tenente degli alpini Tarcisio Benetti, detto «Rostro», e dall’agosto 1944 dal colonnello Umberto Ricca, incaricato di occuparsi delle formazioni partigiane a Verona.
Rita Rosani era nata a Trieste il 20 novembre 1920, da genitori ebrei cecoslovacchi (Rosenzweig il nome d’origine), che si erano trasferiti in Italia. Giovanissima insegnante presso la scuola elementare israelita di Trieste, Rita ebbe le prime dolorose esperienze quando, nel 1938, entrarono in vigore le leggi fasciste antisemite. Come tanti altri ebrei italiani, anche lei fu perseguitata con i genitori, ma non lasciò Trieste. L’armistizio dell’8 settembre convinse i suoi a rifugiarsi in Friuli, a Lignano che all’epoca era una piccola borgata, salvandosi così dalla deportazione, nella quale sarebbero poi morti tutti i parenti all’estero della famiglia.
La vicenda di Rita è strettamente legata a quella di Umberto Ricca (1899-1982), ufficiale di artiglieria, che proveniva da una famiglia di tradizioni. Anche Umberto Ricca fuggì da Trieste a Lignano dove incontrò Rita Rosani; fra i due nacque un rapporto sentimentale.
Nei mesi successivi Umberto Ricca entrò nella resistenza veronese: prese contatti con la missione alleata Rye, comandata da Carlo Perucci e operativa nella provincia di Verona dal dicembre 1943 al 30 novembre 1944. Ricca comandò successivamente il Gruppo bande armate Pasubio e poi la divisione partigiana Pasubio (costituita dalla fusione con la Brigata Vicenza), attiva nel Veronese.
A queste vicende, Rita partecipò da protagonista: venne costituita una piccola banda, la formazione, chiamata “Aquila”, che combattè per mesi in Valpolicella e nella zona di Zevio (Verona), facendo proseliti.
A settembre del 1944, nella baita sul monte Comun, che era diventata la base del gruppo, vi erano 15 partigiani comandati dal Ricca. Alcuni giorni prima ,tre dei suoi uomini erano stati intercettati dai fascisti in un’osteria, arrestati e torturati. A seguito delle informazioni che erano state così strappate, venne organizzata la spedizione: da valle, salirono 130 militari italiani e tedeschi in formazione ben ordinata. La vedetta «Gatto» lanciò l’allarme, ma era troppo tardi: i partigiani vennero bersagliati da decine di proiettili. Cercarono una via di fuga. Rita, nel tentativo di coprire i compagni, continuò a sparare, ma venne ferita. Quando il diciottenne Dino Degani di Negrar si accorse che Rita non era tra i compagni oltre il muretto, benché ferito, con un fucile mitragliatore, tornò indietro per aiutarla. Entrambi, a poca distanza l’uno dall’altra, vennero colpiti a morte.
I resti di Rita Rosani sono sepolti nel cimitero ebraico a Verona.
Un cippo è stato eretto sul luogo dove Rita è stata uccisa; una lapide la ricorda nell’atrio della Scuola ebraica di Trieste; su un’altra lapide, posta all’ingresso del tempio israelitico di Verona, è inciso, in ebraico, un passo della Bibbia: “Molte donne si sono comportate valorosamente, ma tu le superi tutte”.
Nella cronaca del quotidiano veronese, il resoconto della Cerimonia.