Le volontarie e i volontari del Museo della Resistenza di Ornavasso ricordano Edmondo Rossi, fucilato 75 anni fa.
Il volantino su carta azzurra della “Valtoce”, tra stupore e sbigottimento, annuncia così la morte di “Mondo”, comandante partigiano della Brigata “Antonio Di Dio”. La sua morte è avvenuta a notte fonda del 14 aprile 1945, come ci ricorda la lapide posta sul luogo della fucilazione, al ponte del torrente San Carlo a Ornavasso. Vogliamo ricordarlo con le parole che il redattore di “Valtoce” scrisse al suo rientro dalla Svizzera, persona che la mamma di “Mondo” avrebbe voluto conoscere per ringraziarlo di quei pensieri, lei che andò con il marito a prendere la salma all’alba del 15 aprile per ricomporla e per portarla al cimitero senza nessuno: allora il divieto di funerali pubblici era imposto dalla dittatura fascista, oggi da ragioni di carattere sanitario.
Il fratello più piccolo, Angelo, ha custodito gelosamente questo fragile foglietto azzurro per farne dono al Museo della Resistenza di Ornavasso. E noi abbiamo il dovere di far conoscere a chi non ci pensa proprio più che dal 1943 al 1945 morivano, morivano i giovani, nel fiore dell’età e della salute… morivano perché ardente era il loro desiderio di libertà, viva l’immagine della Patria soffocata dalla dittatura, consapevole il loro sacrificio per vincere gli invasori, proprio come nel primo Risorgimento. Patrioti, si chiamavano e, come “Mondo” morivano al grido “La vita per l’Italia”.
E noi delle generazioni successive, noi che abbiamo goduto di questa libertà donata – non conquistata -, noi che abbiamo raccolto i frutti del sacrificio, noi che oggi dovremmo aver capito (almeno un poco per le limitazioni della pandemia), noi…. come potremmo dimenticare quei giovani eroi della Libertà?