La situazione di emergenza sanitaria non ha impedito ai Volontari della Libertà del Veneto e del Friuli di ricordare la figura di Pietro Maset, medaglia d’oro al valor militare, capitano degli alpini e comandante della Quinta Brigata Osoppo, ucciso dai tedeschi il 12 aprile 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra. Infatti sui siti e sui social è stata ricordata la sua figura a 75 anni dalla morte.
Pietro Maset veniva da un paesino sulle colline di Conegliano, Scomigo, dov’era nato nel 1911 da una famiglia povera. Per studiare, era entrato nel seminario di Vittorio Veneto e ne era uscito formato idealmente e culturalmente, ma già fra il 1932 ed il 1933 lo attende la leva militare nel Genio radiotelegrafisti. Viene poi richiamato per la guerra d’Abissinia, ove sul campo conquista una medaglia di bronzo al valore. Il suo comportamento lo fa segnalare per il corso di allievi ufficiali, al termine del quale rientra a casa, consegue il diploma di maestro elementare ed inizia ad insegnare, apprezzato dagli scolari per le sue capacità didattiche e la sua umanità.
Con la guerra riparte, stavolta assegnato al corpo degli Alpini e da allora sarà non solo Alpino per la divisa ed il cappello, ma soprattutto Alpino dentro, con tutto ciò che significa. In Grecia ed Albania si comporta ancora da eroe e soprattutto diventa un capo amato dai commilitoni per la sua abnegazione. Decide perciò, pur essendo stato ferito e potendo chiedere il congedo, di passare al servizio permanente con il grado di capitano.
Lo troviamo in Russia nella tragica ritirata ove accanto ad alcune coraggiose azioni belliche che gli procurano ancora una medaglia di bronzo ed una d’argento, è particolarmente vicino ai suoi uomini duramente provati. Consola ed aiuta, diventa un riferimento per molti per la sua capacità di infondere coraggio. Rientrato in Italia nella primavera del 1943, subito dopo l’8 settembre con altri Alpini sale in montagna per combattere l’invasione tedesca. Cattolico, fedele al governo legittimo ed al giuramento prestato, è fra i primi ad aderire alle formazioni Osoppo Friuli e a dialogare con la Resistenza fortemente ideologizzata con cui deve convivere sia dal versante veneto sia da quello friulano. Comandante della Quinta Brigata Osoppo, contribuisce a formare la brigata unitaria Ippolito Nievo di montagna. Protagonista di innumerevoli episodi di guerriglia, rimane in montagna con un gruppo di fedelissimi anche durante l’inverno durissimo fra il 1944 e il 1945. Nelle lunghe e fredde serate invernali, parla ai suoi di politica e cultura, ma soprattutto sogna un’Italia libera e fondata sulla giustizia sociale.
Con la primavera ed alla notizia che i tedeschi si stanno ritirando dalle posizioni più esposte decide di scendere dalla malga Cjamp, il suo rifugio sulle pendici del monte Cavallo, in comune di Budoia, verso la pianura. L’attendono la fidanzata Caterina, la scuola, l’avvenire, ma soprattutto una nuova Italia. Ed è lungo il sentiero invece che l’attende la morte il 12 aprile 1945.
A Scomigo tornerà con l’onore delle armi ed una medaglia d’oro al valor militare e riposerà nel sacello ove ogni anno i pochi che l’hanno conosciuto e i molti che lo ricordano, con gratitudine gli rendono omaggio.