Martedì 8 novembre, si è tenuta un’importante riunione all’Archivio Centrale dello Stato a Roma, alla quale hanno partecipato i vertici nazionali dell’A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), della F.I.A.P. (Federazione Italiana Associazioni Partigiane), dell’A.N.P.C. (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani), dell’Associazione Nazionale Combattenti Liberazione e Forze Armate, dell’Associazione Nazionale Reduci Prigionia, Internamento e Guerra di Liberazione, oltre al presidente nazionale della Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane ed a cinque parlamentari di diversi gruppi; per la F.I.V.L. erano presenti Francesco Tessarolo e Paolo Rossetti.
Scopo dell’incontro era valutare la consistenza, le caratteristiche e la qualità di un enorme fondo archivistico, composto da circa 4.500 faldoni e 700.000 fascicoli riguardanti le domande di riconoscimento della qualifica di partigiani o patrioti, previste dalle varie normative di legge, introdotte a più riprese negli anni successivi al conflitto. Tali importanti documenti sono stati in giacenza per anni presso presidi militari periferici e sono stati recentemente versati dal Ministero della Difesa all’Archivio Centrale. Nel corso della visita, organizzata non senza difficoltà dal senatore Luciano Guerzoni, vice presidente vicario dell’A.N.P.I., e guidata dal dott. Carlo Fiorentino, sono emersi numerosi elementi di grande interesse:
– tutta la documentazione parte dalla domanda di riconoscimento e dalla successiva istruttoria, fino all’attribuzione della qualifica; da precisare che la domanda, utile per motivi pensionistici o di carriera, era su base volontaria e personale, pertanto essa non risulta presentata da tutti i partigiani combattenti; importante puntualizzare anche che, mentre non figurano richieste da parte degli Internati Militari Italiani, la domanda è stata presentata anche da civili rastrellati e da parenti delle vittime delle stragi nazifasciste; si spiega in tal modo l’enorme consistenza del fondo
– gli uffici che dovevano accogliere le domande di riconoscimento ed attuare i relativi procedimenti, che hanno funzionato fino al 1994, erano organizzati in dieci Commissioni Regionali, corrispondenti alle regioni del Centro ed al Nord d’Italia;
– il fondo è organizzato per schede, ordinate alfabeticamente; ognuna di esse riassume sinteticamente i dati del richiedente e l’esito dell’istruttoria; purtroppo la situazione delle singole aree regionali è molto difforme, per qualità ed organizzazione della documentazione: si va dal Triveneto, con 108 schedari, ciascuno con circa 200 schede che rimandano a singoli fascicoli personali, alla Lombardia, con un numero corrispondente di schede, che tuttavia non trovano riscontro nei numerosi fascicoli personali, pur presenti, che richiederebbero quindi un nuovo e complesso lavoro di catalogazione; – oltre alle schede, il fondo raccoglie anche dei fascicoli con le relazioni delle formazioni partigiane, redatte alla fine del conflitto; nel caso del Triveneto, queste sono almeno una decina; – il ricco materiale disponibile non è ancora completamente catalogato; il lungo lavoro è appena iniziato.
Al termine dell’incontro, tutti i presenti hanno concordato sull’opportunità di arrivare, in tempi brevi, a disporre di una banca dati digitalizzata almeno delle schede, in modo da dar vita ad un auspicabile Archivio Nazionale della Resistenza. Il senatore Guerzoni, d’intesa con gli altri parlamentari presenti, si è impegnato a verificare con il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali le possibilità di attuazione del progetto. Una prossima riunione dei rappresentanti delle varie associazioni presenti, da organizzare al più presto, permetterà di fare il punto della situazione e di definire ulteriormente il progetto.