Savona normalmente non brilla tra le prime posizioni delle classifiche annualmente indette a livello nazionale per la “Qualità della vita” ed altri significativi parametri. E’ quasi un dato di fatto, una ricorrenza che vede i Savonesi rassegnati e privi di qualsiasi sussulto d’orgoglio. Vittime del tradizionale pessimismo ligure, è forse un vizio assurdo che ci possiede? Siamo menefreghisti? Disfattisti? O solo autolesionisti? C’è senz’altro chi – in tempi, come questi, di grave ed interminabile crisi -potrà pensare chissenefrega dei monumenti… Almeno, come una volta, Savona fosse quella città concreta che badava al sodo! La realtà attuale è assai diversa: stiamo calando a picco, con numerose attività economiche che – ahimè – segnano il passo o peggio cessano. Non c’è più spazio per gli idealisti, e le anime pure, che si rivolgono alla cultura, ai musei, ai monumenti, a tutte quelle amenità le quali paiono appartenere esclusivamente ai momenti grassi. Gli antichi comunque sapevano che i periodi di vacche magre si superano pure con siffatti accorgimenti, con la tutela delle nostre memorie, con le vestigia del passato che andrebbero spolverate come facciamo con i mobili di casa, e non lasciate andare alla deriva, per poi sottoporle in extremis a restauri radicali e costosi. Probabilmente siamo in assenza di lungimiranza e di pensiero, quando non pensiamo anche un po’ a loro, ai luoghi storici della nostra identità. Vi passiamo affianco e, talora, nemmeno li guardiamo distrattamente. I più, specie i giovani, non sanno addirittura di cosa si tratti, dove si trovano, di che condizioni soffrano. Tra le attrattive di una città: solamente pizzerie, bar, locali trendy, ristoranti di design, boutique per lo shopping e centri commerciali sono gli elementi rinomati, tanto che ovunque ne facciamo elenchi dettagliati e oggetto di ampia discussione. Per i monumenti no. Parlo per me evidentemente. Su questa falsariga, un caso che recentemente mi ha incuriosito è quello del monumento all’Artigliere di Savona. Si trova in un angolo forse poco noto della Città. Non distante da Santa Lucia, con uno slargo laterale a monte di Via Famagosta inizia Via alla Villetta (già salita alla Villetta). Da qui, risalendo una tortuosa scalinata, si può raggiungere Via Assereto, sita nel quartiere collinare della Villetta, nel quale ho trascorso la mia infanzia e gioventù. E’ una zona di transito pedonale, vicina al centro e dall’area portuale, non priva di disagi di varia natura. Nell’ambito di interventi di abbattimento di barriere architettoniche, alcuni anni fa la giunta comunale di Savona aveva dato l’approvazione, previe necessarie operazioni di bonifica, alla realizzazione di un ascensore collegante via Assereto con via alla Villetta, in aggiunta alla suddetta decrepita scalinata. Non so come sia andata a finire e, banalmente, non voglio qui addentrarmi in una storia di ordinaria burocrazia. Mi soffermerò, pertanto, su alcuni scorci a me cari, densi di ricordi, perché spesso vi sono passato con mio nonno, combattente della Grande Guerra. Fu proprio il nonno a farmi notare questo monumento, collocato tra il verde di un’aiuola all’inizio della scalinata. Non credo che molti lo conoscano. Caduto nell’oblio e nel degrado, seminascosto dalle fronde della vegetazione e circondato dai parcheggi delle auto, non è in bella vista e non riesce sicuramente a catturare l’attenzione dei passanti frettolosi. L’opera consiste in un cippo sul quale è affisso in alto un pannello azzurro in ceramica ritraente una figura femminile. Presumo che si tratti di Santa Barbara. La patrona dei minatori, degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi, degli armaioli e più in generale, di chiunque rischi di morire di morte violenta e improvvisa. In basso invece si notano la statuetta di un soldato e, tra il gonfalone del Comune ed un fregio militare, ancora entrambi in ceramica, una lapide recante la trascrizione: “Agli Artiglieri caduti. In onore di coloro che caddero nelle guerre e nel lavoro e venerarono S. Barbara quale S. Patrona. – Sez. Prov. ANAI – Savona 16-X-1960”. Parole che, per via dei segni degli agenti atmosferici o della deturpazione, si leggono a stento ma colpiscono in quanto dedicate a coloro che perirono, non soltanto in eventi bellici, ma anche operando in tempo di pace. Non ho purtroppo trovato menzioni su internet relative a questo pregevole manufatto e deve essere trascorso parecchio tempo da quando qualche volenteroso si degnò di sistemare alcuni mazzi di fiori finti di plastica, adesso privi di ogni seppur minima funzione decorativa, nei vasi disposti, taluni con trascuratezza, alla base del cippo. Un motivo plausibile, ma non giustificato, di un simile abbondono potrebbe essere dovuto al fatto che ormai da decenni non esista più localmente una sede dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia (cioè l’ANAI citata dalla lapide), il sodalizio che oltre mezzo secolo orsono promosse la realizzazione dell’opera, di concerto con le Autorità cittadine. Quest’ultime, resesi dimentiche come in altri casi simili, nei decenni non hanno dedicato risorse sufficienti per conservare adeguatamente, per darne il doveroso risalto, un elemento importante del nostro patrimonio comune. Si nota però un’ulteriore disattenzione o solo magari un’opportunità mancata. Sebbene in città gli Artiglieri siano oggigiorno privi di un organismo che collettivamente li rappresenti, i Marinai e i Vigili del Fuoco, tanto in servizio quanto in congedo, nelle relative forme istituzionalmente costituite, pur essendo essi stessi veneratori di S. Barbara, facendo fede al dettato della lapide, hanno mai preso in considerazione questo monumento – così almeno in parte sopperendo alle carenze di cui prima – nell’ambito delle commemorazioni che tuttora organizzano il 4 dicembre, festa della S. Patrona? Mi auguro che il mio intervento, nato non per polemica ma per semplice senso civico, sia utile a rinverdire la memoria dei Savonesi al riguardo di un pressoché sconosciuto monumento cittadino e a sensibilizzare Istituzioni, Associazioni e singoli, affinché lo stesso venga in futuro nuovamente valorizzato come meriterebbe, essendo stato dedicato a tanti che hanno reso grande l’Italia.
Marzo 2014
Antonio Rossello